lunedì 13 ottobre 2014

La Voce e il Serpente

Il metodo Vocal Harmonics in Motion utilizza il simbolo, la metafora, gli archetipi per un lavoro profondo e completo sulla voce.

Utilizzo il fonema MO. 

M crea il radicamento e il contatto con la terra, O l'apertura e l'accoglienza, la comprensione, il contenitore.

La linea ORIZZONTALE nota singola tenuta: la vita, il corpo, la materia

La linea VERTICALE  glissando dal grave all'acuto e dall'acuto al grave;intervalli: la connessione, lo spirito, l'energia
Uniti formano la croce, le quattro direzione: la materia incontra lo spirito.
Il SERPENTE si muove e trasforma le linee in melodia: il rinnovamento, la rinascita.

© 2014 Lorenzo Pierobon

lunedì 1 settembre 2014

I 7 pilastri del benessere Vocal Harmonics in Motion

Le tecniche multidisciplinari del metodo Vocal Harmonics in Motion®. sono rivolte alle persone intese come esseri umani completi costituiti da: corpo, mente, spirito. Partire per questo viaggio significa riappropriarsi dei colori del suono enfatizzando gli armonici presenti nella voce naturale.
Il metodo VHM si concentra in particolare su aree specifiche per identificare i punti di forza da consolidare, o le zone deboli da rinforzare. 
Tramite un questionario e la successiva elaborazione delle risposte si ottiene un grafico che identifica il percorso da intraprendere. 

1. Pianificazione personale: consiste nell’identificare un possibile scopo della nostra esistenza, attingendo dalle esperienze passate, collocandole nel presente per realizzare obiettivi nel futuro, che siano in grado di conferire uno scopo realistico alla vita.
2. Gestione dell’ambiente: è l’abilità che consente di sviluppare i nostri talenti e di riconoscere le opportunità, per superare le avversità che si presentano nel corso della nostra esistenza.
3. Flusso di crescita personale: significa acquisire la consapevolezza di aver iniziato un cammino di crescita, mettersi in gioco, essere aperti al nuovo, mantenere ed alimentare la sensazione di essere in un flusso continuo di esperienze di crescita che contribuiscono a migliorare la nostra persona
4. Autonomiaadattare il proprio comportamento alle situazioni per sentirsi in grado di agire in maniera indipendente,  al di la dei condizionamenti culturali,sociali, emozionali  che spingono ad atteggiamenti conformisti. 
5. Gestione relazionale: misura la capacità di instaurare relazioni personali, sociali, sentimentali, sviluppando le caratteristiche di empatia e di vicinanza con le persone.
6. Benessere personale: un buon livello di autostima e di auto accettazione personale permettono di fare i conti con i nostri limiti e di accedere ad un’area di “comfort” in cui tutti gli aspetti della nostra persona, positivi o negativi, possano essere accettati e compresi senza deviare da quella che è la nostra natura più intima.
7. Spiritualità: coltivare ed integrare questa qualità con tutte le precedenti in modo da rendere armoniosa la propria esistenza, libera da condizionamenti, paure e dubbi che non appartengono alla nostra natura.

Possiamo quindi parlare di un approccio transpersonale alla musicoterapia . Il metodo utilizza inoltre tecniche  di deep listenings, rilassamento guidato, gestione dello stress, rivitalizzazione dei centri energetici, massaggio sonoro con campane tibetane, didgeridoo e diapason e lettino armonico.
Questo metodo è particolarmente indicato a chi utilizza la voce in modo professionale: cantanti, attori, doppiatori, insegnanti, managers, negoziatori, trainers. Consigliato anche per professionisti nell'ambito artistico: danzatori e musicisti per incrementare la creatività e per utilizzare la voce come strumento di crescita della propria professionalità.
Le nostre proposte sono particolarmente indicate per chi è sottoposto allo stress ed alla frenesia della vita quotidiana, ma anche per chi semplicemente intende intraprendere un percorso interiore e di crescita con e attraverso la voce.

Tutte le attività creative sono molto utili per raggiungere un buon equilibrio. La musica, come anche il canto e la danza, ha bisogno di ordine e concentrazione per esprimere al meglio le sue potenzialità creative e artistiche.  Essa ha un effetto positivo sia a livello fisiologico sia psicologico, in quanto, attraverso i suoni, può far emergere sensazioni e stati d’animo inconsci. Di fatto, la musicoterapia transpersonale permette di esprimersi attraverso un codice alternativo a quello verbale e proprio per questo può essere di aiuto a chi ha  difficoltà ad esprimere le proprie emozioni, per sbloccare resistenze o conflitti interiori.
Il terapeuta utilizza soprattutto suoni, voce,musica, silenzi e movimenti per aprire un canale di comunicazione privilegiato, Prevale quindi una modalità di comunicazione non verbale, dando così particolare valore alle emozioni, alle sensazioni, alle immagini, ai ricordi. 

© 2014 Lorenzo Pierobon  


mercoledì 9 luglio 2014

La Voce e l'intenzione

Guarda il video

La notizia della ragazza thai che addormenta gli elefanti con il suono della voce sta facendo il giro del web ed è stata persino rilanciata sui TG nazionali, sinceramente non capisco lo stupore, la voce accompagna da tempo immemore l'evoluzione dell'essere umano ed ha un potere che va oltre la parola, la comunicazione sociale, l'utilizzo artistico; quindi se una madre è in grado di addormentare il proprio bimbo con una ninna nanna perchè non dovrebbe  succedere altrettanto tra due esseri viventi, anche se di specie diverse?  In questo caso come in altri casi del genere ciò che conta non sono solo i parametri fisici/musicali: altezza, timbro, intonazione, melodia, ma un altra "frequenza" ad altissimo rendimento : l'intenzione. Ecco il segreto della Voce...

Fonte Corriere.it

Un capannone nell’Elephant Nature Park a Mae Taeng, un centro fondato nel 1996 nel nord della Thailandia per salvare e riabilitare i pachidermi strappati dallo sfruttamento turistico. C’è l’elefante Lek, che in thailandese significa «piccolissima», e la sua guardiana Faa Mai. I due hanno stretto un legame unico. In un video, che ha iniziato a circolare molto sui forum e social network, si vede la ragazza cantare per una dolce ninna nanna il suo grosso amico. Lui, cullato dalla quella voce si addormenta subito iniziando a russare sonoramente. Il centro ospita 35 elefanti.

lunedì 28 aprile 2014

Musica e cibo


Tutto è collegato, la musica ha una influenza che va oltre la nostra immaginazione. Influisce su tutti i sistemi di cui è composto l'essere umano, e quindi anche la nostra alimentazione...

Se forse è azzardato dire che la musica cambia il sapore dei cibi è certo però che può influenzare il modo in cui li mangiamo e la gradevolezza del gusto che percepiamo.
Questo almeno per quegli alimenti che per noi hanno una valenza emozionale particolare: la musica suscita emozioni e ben si accompagna al consumo di questi cibi.
 La musica influenza quanto e come mangiamo
Uno studio apparso sulla rivista Appetite sembrerebbe confermare la relazione fra musica e percezione del gusto e del sapore dei cibi. I ricercatori hanno reclutato un gruppo di 78 studenti universitari sui quali hanno studiato gli effetti della musica sul consumo di alcuni cibi.
I risultati evidenziano come la musica avrebbe un effetto sia sul quantitativo di cibo consumato che sulla durata dei pasti. A risultati complementari giunge un precedente studio sul consumo di cibi e musica nei fast food.
Sembrerebbe infatti che mantenere un basso livello di musica e di illuminazione contribuisca a creare un ambiente più rilassato in cui aumenterebbe la piacevolezza percepita del cibo riducendone il consumo.

Il jazz e il cioccolato…

E’ di recente pubblicazione sul sito della rivista Appetite uno studio proveniente da un gruppo di ricercatori dell’Università del Kansas che ha esplorato se e come la musica influenzi la percezione del sapore dei cibi a seconda che questi siano o meno emozionalmente connotati.
Il legame fra cibo e emozioni è molto forte soprattutto per alcuni alimenti associati a particolari ricordi o soggetti ad essere utilizzati come comfort foods nei momenti di maggiore stress.
Ebbene, secondo questo gruppo di ricercatori, in certo tipo di sottofondo musicale influenzerebbe il sapore dei cibi più emotivamente connotati come il cioccolato, mentre non avrebbe un’influenza significativa sul sapore percepito di altri alimenti più emozionalmente “neutri”. I
n particolare, il jazz sarebbe uno dei generi musicali più influenti dell’aumentare la gradevolezza del sapore di questi cibi.

Ogni cucina ha la sua “musica”?

Secondo lo psicologo sociale Leon Rappoport, l’associazione fra musica e sapore dei cibi avrebbe anche una valenza culturale.
Diversi tipi di musica, infatti, potrebbero essere stabilmente associati a differenti tipologie di cucine in base a stereotipi culturali condivisi, almeno nella cultura statunitense che è quella entro la quale l’Autore ha svolto le sue ricerche.
I risultati sono esilaranti: se la musica country e western sarebbero associate al barbecue e al pollo fritto, il rock varrebbe da sottofondo ad una pizza o un hamburger, mentre la più sofisticata e colta musica classica meglio si accompagnerebbe ad un’aragosta (Rappoport, L., Come mangiamo: appetito, cultura e psicologia del cibo, Ponte alle Grazie, 2003).
Che un sottofondo musicale di un certo tipo sia in grado di influenzare i comportamenti di consumo delle persone è storia nota, almeno nel marketing commerciale; queste ricerche evidenziano comunque ancora una volta quanto l’alimentazione rappresenti per noi onnivori esseri umani un comportamento dalle valenze psicologiche complesse e inevitabilmente multisensoriali.
articolo di Cristina Rubano (fonte http://www.crescita-personale.it )

lunedì 3 marzo 2014

Musicoterapia, un aiuto ai malati di cancro




Finalmente stanno arrivandio i giusti riconoscimenti. Anche in Italia sono stati istituiti percorsi di questo tipo per pazienti oncologici, ho avuto il piacere di portare il mio lavoro sulla voce proprio all'interno di una ricerca di questo tipo, con ottimi risultati, sull'umore, lo stress, la sopportazione di fasi dolorose etc...




Foto: Musicoterapia, un aiuto ai malati di cancro
di Mattia Rosini - 27.01.2014 |
Un aiuto ai malati di tumore potrebbe arrivare dalla musicoterapia. Lo rivela una ricerca americana pubblicata sulla rivista Cancer. Che mostra come gli interventi di musicoterapia siano in grado di fornire un fondamentale supporto psicologico e sociale ai giovani e agli adolescenti con il Cancro. I ricercatori del Therapeutic Music Video hanno condotto il loro intervento su 113 pazienti dagli 11 ai 24 anni, sottoposti a cure contro il cancro. Con lo scopo di aiutare i ragazzi a esplorare ed esprimere pensieri ed emozioni sulla loro malattia, che altrimenti sarebbero rimasti inespressi. Hanno scoperto così che scrivere canzoni e girare video musicali aiuta i ragazzi a migliorare le loro strategie di affrontamento della malattia, e a gestire meglio ai fattori di stress. Al punto che, alcuni mesi dopo le cure, i ragazzi mostravano una migliore integrazione nel contesto familiare e sociale.

lunedì 5 agosto 2013

Cantare in coro? Fa vivere (e respirare) meglio

Uno Studio svedese, scopre che i battiti del cuore dei coristi si sincronizzano con quelli degli altri dalle prime note, la voce  si rivela sempre di più "strumento musicale" a tutti gli effetti, capace di produrre risultati che hanno dell'incredibile. La musicoterapia lo insegna da tempo...la voce il primo strumento.



Cantare in coro allunga la vita, riduce lo stress e ha per l’organismo umano gli stessi benefici di una lunga seduta di yoga. Sono cose che chi canta abitualmente insieme ad altre persone intuiva da tempo, ma che ora sono state scientificamente provate da una meticolosa ricerca dell’università di Goteborg, in Svezia.  

Gli scienziati hanno monitorato le reazioni dell’organismo di un gruppo di giovani coristi e hanno fatto una scoperta sorprendente: i loro battiti del cuore si sincronizzano già dopo le prime note. Cantare insieme produce inoltre un effetto calmante molto simile a quello dello yoga, dovuto al controllo della respirazione che il canto lirico non amplificato da microfoni richiede.  

«Il canto - ha spiegato il professor Bjorn Vichoff, responsabile della ricerca – è una forma di respirazione controllata, che in sostanza come lo yoga insegna ai polmoni a respirare meglio».
I benefici dovuti a una buona ossigenazione sono numerosi: si riduce lo stress, ci si rilassa, si rafforza il sistema immunitario, si attenua la fatica, si migliora l’umore e persino gli inestetismi della pelle vengono combattuti con efficacia. Le cliniche che offrono servizi di ossigenoterapia promettono dunque a caro prezzo esattamente le stesse cose che si possono ottenere gratis cantando abitualmente in coro.  Il «Journal of Music Therapy» ha elencato già nel 2004 un consistente elenco di terapie musicali che possono essere adottate negli ospedali e negli ospizi, semplicemente convincendo i pazienti a cantare insieme. Alcune malattie senili, come la demenza, possono essere combattute organizzando un coro serale, che abitua i pazienti a ricordare le parole e i tempi dei brani. La Yale University, a sua volta, ha svolto una ricerca nel Connecticut, dimostrando che nelle cittadine che avevano un coro l’età media della popolazione era sensibilmente più alta.  
Ma ci sono altri benefici, di carattere psicologico, che derivano dal cantare insieme. Nel coro, la personalità individuale viene annullata, e non c’è spazio per il narcisismo. Chi fa sentire troppo la propria voce viene ripreso, o allontanato se insiste. Stare nel gruppo ti protegge e ti rilassa, e i migliori cori sono quelli nei quali non emergono mai singole voci e il canto è un insieme armonico omogeneo e indefinibile. In ogni coro ci sono ovviamente anche rivalità e antipatie, ma nel complesso quello che si crea è un gruppo omogeneo e solidale. 

vittorio sabadin

articolo completo  http://www.lastampa.it/2013/07/17/societa/cantare-in-coro-come-lo-yoga-fa-vivere-e-respirare-meglio-Qd3Uw0YGAQOTXFx8NvC80N/pagina.html

mercoledì 29 maggio 2013

Limina oltre i confini del suono

Il nuovo "open project" di David Rossato e Lorenzo Pierobon 

Musica sperimentale e contemporanea,  dialogano con: arte grafica, danza, video, teatro, colonne sonore, dj set ...



Un cantore e un alchimista di suoni si ritrovano  per esplorare quei luoghi  dove ogni suono, silenzio ed emozione hanno pari dignità d'esistere e importanza. In quello spazio avviene l'incontro tra un fenomeno sonoro esterno ed i nostri vissuti interni, tracce della nostra anima.  limin8.wix.com/limina

venerdì 26 aprile 2013

La musicoterapia secondo Brian Eno

Avevo proposto qualcosa di simile più di una decina di anni fa ad alcuni reparti di ospedale e hospice. Il progetto prevedeva  delle camere di "decompressione" con diffusori per musica ed immagini (musicoterapia passiva) ed una parte adibita ad attività di musicoterapia attiva, ma come si sa nessuno è profeta,specialmente in questa patria. Complimenti a mr. Brian Eno per le sue intuizioni , ma ancor di più al Montefiore Hospital, che ha deciso di intraprendere questo percorso per i suoi pazienti (L.P.)
  
Prende corpo, e approda per la prima volta in una struttura sanitaria, il progetto 77 Million Paintings creato dallo storico produttore degli U2 e dei Talking Heads. Da ingegnere del suono, ha infatti realizzato un sistema che accosta musiche rilassanti e immagini combinate casualmente, con l'obiettivo di calmare e rasserenare i pazienti ricoverati.
A fare da apripista a questo sistema è una struttura all'avanguardia come il Montefiore Hospital a Hove nell'East Sussex. Qui nascerà la cosiddetta "stanza della calma", che secondo il progetto di Eno sarà destinata a pazienti, familiari, medici e operatori che vogliono prendersi una pausa dalle preoccupazioni e dalle patologie in compagnia di installazioni sonore e luminose. La stanza - che sarà aperta gratuitamente - si chiama "Quiet Room for Montefiore" ed è composta da una serie di otto schermi al plasma che rimandano colori e forme che si trasformano dolcemente. A selezionarli, e in un ordine random, un software che li mescola creativamente senza ripetere mai la stessa combinazione sullo sfondo di impulsi sonori poco invasivi.
L'iniziativa sta riscuotendo un enorme successo tra i pazienti che escono dalla stanza artistica rilassati e calmi. E che secondo alcuni esperti in futuro potrebbe avere applicazioni anche nella terapia del dolore e per la cura delle malattie del sonno.  Il musicista, che in Gran Bretagna definiscono "l'alchimista della note", ha spiegato che "la musica è capace di dare tranquillità. Basta dirsi:'stai calmo e ascolta'. Questa è la ragione del mio lavoro".

fonte http://www.farmacia.it/index.php/news/articolo/23/11304

sabato 2 marzo 2013

haiku la voce "sola" di Lorenzo Pierobon

Il nuovo lavoro di Lorenzo Pierobon, undici brani di sola voce e canto armonico. Disponile su cd, iTunes e nei migliori digital stores.

Questi undici brani di “sola voce” parlano la stessa lingua di una polaroid, di una istantanea che estrae dal continuum della vita, una porzione di fiume da tenere sempre in tasca. Da una vocale: che sia una “A” od una “O” od una “E” si dischiudono mondi, galassie emotive inesplorate, ogni vocale si fa abside, catino, navata, cattedrale oppure ci trasporta ai piedi e in cima ad una montagna, o ancora si fa traversata di dune del deserto, pellegrinaggio tra le colline. Questi haiku vocali  sono la prova sonora che si può costruire un’architettura con una sola vocale, o con meno ancora: della voce può bastare anche una sola increspatura. Ovunque  ci conduca Lorenzo Pierobon, sentiamo che il luogo in cui siamo approdati è sacro, e ben al di là di qualsiasi religione costituita.(Dome Bulfaro)













Ascolta i brani su iTunes e Amazon



Registrato presso BB Audio Studio (Monza)
Ambience & Mastering: Matteo Agosti 
per Frequenze Studio (Monza)
Graphic cover: David Rossato

DISCIPLINE RECORDS


 




martedì 15 gennaio 2013

Letto armonico monocordo e massaggio sonoro

Il termine monocordo deriva dal greco monòchordon (mònos, "unico" e chordê, "corda") e significa "strumento a corda unica", anche se di fatto alcuni monocordi sono dotati di più corde, solitamente accordate alla medesima altezza.

Il letto armonico ha una tavola di  risonanza che permette la trasmissione delle vibrazioni delle corde collocate sotto la tavola stessa, queste corde vengono, sfregate, toccate, pizzicate dal musicoterapeuta, provocando così una piacevole vibrazione che si propaga attraverso tutto il corpo. Queste vibrazioni  effettuano  una stimolazione su diversi piani: fisico, mentale, emozionale,  rilassando e raggiungendo anche le parti più interne del corpo, per dialogare con l'acqua di superfice di cui siamo in buona parte costituiti. Ne deriva un senso di pace, di quiete interiore e di presenza. 
Il letto armonico monocordo è consigliato a persone che attraversano stati di  forte stress o di stanchezza cronica, ed è utilizzato nelle tecniche di musicoterapia integrata transpersonale.

 
Il nostro letto armonico monocordo, è costruito utilizzando legni pregiati, sfruttando la competenza decennale  di due maestri liutai costruttori di clavicembali Alberto Colzani e Luca Vismara, che lo hanno progettato. Questo strumento ha una particolarità molto importante,  la cassa di risonanza può essere ribaltata, grazie ad un meccanismo di rotazione, in modo da portare in luce le corde per una accordatura semplificata; inoltre una volta fissato in questa posizione si trasforma in un monocordo a 68 corde, utilizzabile come strumento musicale a tutti gli effetti. L'accordatura può essere personalizzata per ogni esigenza. 

Il prezzo di questo strumento si colloca in una fascia di mercato molto appetibile, proponiamo inoltre un pacchetto offerta in cui nel  prezzo totale è incluso un workshop di formazione sull'utilizzo dello strumento (si possono acquistare anche separatamente letto armonico o workshop) .

Il programma del workshop di formazione prevede i seguenti argomenti :
lo strumento - pizzicati e bordoni - suonare con i metalli, legni, archetto e battenti - utilizzo della voce -  teoria e applicazioni della triplice risonanza.





 Info:            347.1586101  Alberto Colzani        info@colzaniharpsichords.com
              349. 5845588  Lorenzo Pierobon  info@lorenzopierobon.com






venerdì 14 settembre 2012

Quando la musica dona ritmo al cervello


Fonte: corriere.it
In Italia il congresso mondiale di Neuromusicologia clinica esperimenti su Sla, Alzheimer e Parkinson

Neuroscienziati sui sentieri cerebrali della musica. Torquato Tasso sosteneva che la musica è «una delle vie per le quali l’anima ritorna al cielo». Oggi, grazie agli sviluppi nel campo delle Neuroscienze si sa che le informazioni musicali, dal suono al ritmo, alla melodia nel loro viaggio intracerebrale seguono dei particolari sentieri che corrono in fasci di fibre nervose, contattano i nuclei della base del cervello che li colorano di emozioni ed infine arrivano ai lobi frontali dove si integrano con altre informazioni per dare sensazioni coscienti della loro presenza. Esperimenti sono stati fatti su determinate frequenze e si è visto che il solo loro ascolto ha la capacità di raddoppiare i battiti del cuore e di aumentare la pressione. E, comunque, già nel grembo materno, mentre avviene lo sviluppo, è il ritmo del battito del cuore della mamma a dare il ritmo alle cellule dell’embrione e poi del feto. Un ritmo simile a quello delle musiche ancestrali.
LE SPERIMENTAZIONI - A Milano sono in corso quattro sperimentazioni alla Fondazione Maugeri: sulla sclerosi laterale amiotrofica (Sla), sulla riabilitazione dopo un ictus, sul Parkinson, sulle aree del cervello che si attivano su stimolazione musicale. Le guida Alfredo Raglio, musico terapeuta e ricercatore: «In una vogliamo vedere se l’approccio musicoterapeutico (basato sulla relazione-interazione diretta tra soggetto e ricercatore attraverso strumenti musicali) produce effetti specifici sul nostro cervello individuando quindi una peculiarità in tale intervento. L’aspettativa è che l’ascolto di frammenti tratti da una precedente seduta di musicoterapia determini l’attivazione di aree cerebrali quali quelle coinvolte nella percezione-regolazione emotiva (aree limbiche e paralimbiche) nonché nella social cognition e nell’attivazione dei neuroni specchio (visto che il suono viene prodotto da movimenti) coinvolte nel riconoscimento e nell’anticipazione di comportamenti e intenzioni espressi dall’altro». A tale scopo nello studio i soggetti ascolteranno frammenti sonori di musiche ritenute emotivamente significative (dal soggetto stesso) e frammenti tratti appunto da una seduta di musicoterapia (momenti emotivamente più intensi). «Tale confronto – sottolinea Raglio - potrebbe mettere in luce la specificità della relazione musicoterapeutica evidenziandone le potenzialità terapeutiche dal punto di vista neuro scientifico».

IL CONGRESSO - Gli altri studi in atto sono invece di natura clinica, con metodologia scientifica (si tratta infatti di studi randomizzati controllati), volti a verificare l’impatto della musicoterapia sul piano psicologico e neuromotorio in alcune patologie neurologiche: stroke, malattia di Parkinson e Sla. L’attività di ricerca italiana ha, inoltre, quest’anno un riconoscimento internazionale: il nostro Paese sarà sede, il 21 e il 22 settembre, del terzo Congresso mondiale di Neuromusicologia clinica. A Brescia, tra Teatro grande e sede universitaria. Organizzatori Giorgio e Luisa Brunelli, presidenti del Congresso e soci fondatori della Cnm (Society for clinical NeuroMusicology): apriranno i lavori con Michael Thaut, presidente della Società, all’insegna della musica e dei suoi poteri, magici da sempre, oggi avvalorati dall’evidenza scientifica. Durante le giornate congressuali verranno presentati gli importanti avanzamenti della ricerca e delle applicazioni terapeutiche della musica nelle più importanti malattie neurologiche: Alzheimer, Parkinson, demenze, ma anche nel coma traumatico e nel trattamento delle afasie e dell'autismo.

IL CONCERTO - Il concerto dell’orchestra sinfonica Esagramma, che si terrà sabato 22 settembre sera al PalaCreberg Sirmione, a conclusione dei lavori congressuali, dimostrerà dal vivo l’efficacia di queste teorie. L’orchestra è infatti composta (oltre che da musicisti professionisti) anche da ragazzi e adulti con problemi psichici mentali gravi (autismo, ritardo cognitivo, psicosi infantile), giovani e adulti con sindromi post-traumatiche, ragazzi con disagio sociale e familiare che hanno seguito i corsi di Musicoterapia orchestrale. La metodologia Esagramma è stata messa a punto in venticinque anni di attività. Dietro all’evento, la Fondazione Giorgio Brunelli da sempre impegnata nella ricerca neuro scientifica con il fine primo ed ultimo di migliorare la qualità di vita di chi, in seguito a lesioni traumatiche del midollo spinale o a malattie neurodegenerative, ha perduto l’uso degli arti. Giorgio Brunelli è un pioniere, noto in tutto il mondo per gli innovativi interventi neurochirurgi alla spina dorsale.
Mario Pappagallo
10 settembre 2012

venerdì 13 luglio 2012

Il potere della Voce


Continua la pubblicazione di alcuni post estratti dal libro "Suoni dell'anima - l'essenza nascosta della voce" (Minerva Edizioni) 


Il potere della voce

 La voce come il suono ha la caratteristica di essere impalpabile ed eterea, questo forse è uno dei motivi della fascinazione che proviamo. La voce non solo è veicolo per il linguaggio e l’espressione, ma è anche utilizzata in contesti artistici e  creativi, ad esempio attraverso il  canto. La voce quindi può essere considerata a ragione un vero e proprio strumento musicale, uno dei primi utilizzati dall’uomo.
In tutte le epoche il “potere della voce “  si è  manifestato tramite i sacerdoti e gli oracoli dell’antichità,  fino ai cantanti  più raffinati dei nostri giorni.  La voce  ha sempre concorso nel   determinare il potere personale di coloro  che sapevano utilizzarla al pari di  uno strumento. Ma perché può avere questo effetto così seducente?  Quante volte siamo stati attratti dal timbro di una voce senza riuscire a spiegarcene la ragione? Cosa trasmette la voce oltre alla vibrazione fisica delle corde vocali?
 A questo proposito il  grande maestro sufi  Hazrat Inayat Khan  racconta questa antica leggenda orientale “ quando Dio fece l’uomo da un impasto di creta e chiese all’anima di entrarvi, questa si rifiutò di entrare in quella casa-prigione. Dio allora comandò agli angeli di cantare  e mentre questi cantarono, l’anima, inebriata dal canto, entrò.”   
La voce è energia, fisica, ma non solo. E’ un veicolo, un mezzo per portare all’esterno il linguaggio, i concetti legati alla sfera del verbale, ma anche la vibrazione che da’ vita all’emozione. Questo fa della voce lo strumento più potente a disposizione dell’essere umano, di qualsiasi età, razza, religione o estrazione sociale!

 Origine del  metodo Vocal Harmonics in Motion

Come musicoterapeuta, mi sono sempre chiesto come mai diverse tecniche e metodi in musicoterapia non contemplassero  l’utilizzo della voce,  che  in fondo è il primo strumento  a nostra  disposizione. Ho cominciato ad interessarmi del possibile utilizzo della voce in  terapia molti anni fa e mi sono convinto della sua efficacia durante i numerosi viaggi che ho effettuato in oriente.
Durante  uno dei momenti più illuminanti di questo percorso, in un villaggio dell’ India centrale, mi trovai ad intrattenere dei ragazzini di età scolare che parlavano un inglese appena comprensibile non permettendo di instaurare una relazione immediata;pensai quindi di utilizzare le vocali per improvvisare dei canti e delle vocalizzazioni. Tutti i bambini risposero subito con entusiasmo creando quasi istantaneamente un clima di condivisione, di comunicazione , di relazione. Per un’ora abbondante le vocali divennero il nostro linguaggio, le voci, i nostri strumenti.
Quell’episodio mi fece riflettere. Cosa aveva aperto i canali di comunicazione, cosa aveva favorito la socializzazione e il divertimento? In quel caso la voce era diventata lo strumento che aveva permesso l’integrazione, perché tutti, bene o male, erano in grado di utilizzarla, di “suonarla”, senza bisogno di imparare una canzone con un testo, bastava lasciarsi andare all’emozione, al canto corale.
Le vocali  avevano trasceso il  linguaggio  per divenire un’entità transverbale.
A seguito di questo episodio cominciai  ad introdurre il canto vocalico in diverse situazioni che richiedessero l’aggregazione, la socializzazione, la manifestazione delle emozioni, ottenendo risultati sempre più tangibili.
Nel 2004 l’autorevole rivista  scientifica Journal of Behavioral Medicine (Volume 27, Number 6, December 2004 , pp. 623-635(13)  pubblico’ una ricerca dal titolo:”Effetti del canto in coro sulla secrezione dell’immunoglobulina A , del cortisolo e su stati emozionali” (effects of Choir Singing or Listening on Secretory Immunoglobulin A, Cortisol, and Emotional State).Anche la scienza cominciava a prendere in considerazione gli effetti del canto .
Il canto vocalico  aveva dato dei buoni risultati in quanto portava   ad annullare immediatamente le convinzioni limitanti legate alla tecnica, all’apprendimento di un linguaggio musicale, alla memorizzazione di  un testo o di  una melodia (che per alcuni soggetti diventano a volte ostacoli insormontabili). Cercavo però qualche cosa che aggiungesse una dimensione più emozionale ed introspettiva, qualcosa che proiettasse il “cantore” in una dimensione profonda e spirituale.
Nel 1990 avvenne l’incontro con una tecnica che avrebbe completamente stravolto la mia concezione di canto e di utilizzo della voce: il canto armonico o canto con gli armonici (overtones singing). Queste tecniche vocali prevedono l’emissione contemporanea di più suoni (nota fondamentale e armonici superiori) con un effetto particolarmente interessante  sia dal punto di vista dell’ effetto acustico che dell’espressione musicale.
Nonostante sia presente in numerosissime tradizioni etniche e storiche, questo tipo di vocalità  ha trovato la sua massima espressione in aree geografiche appartenenti all’oriente, e più precisamente alla vasta area dell’Asia centrale, fino ad attraversare  il Tibet, la Mongolia e le remote repubbliche siberiane di Tuva e Buriazia. Queste popolazioni ne hanno fatto uno strumento di collegamento con il divino e di elevazione spirituale,   la qual cosa  trascende il significato emozionale ed estetico che noi occidentali normalmente attribuiamo al “cantare”.
Ma proprio perché questi suoni generano nel  profondo effetti  non  trascurabili,  possono essere utilizzati per il nostro riequilibrio psichico, energetico e fisico, o per approfondire la nostra capacità di ascolto interiore.
Attualmente  l’uso  del canto armonico è sempre più diffuso, complice il grande successo che ha avuto a partire dalla metà degli anni 90 sia come  tecnica  di canto fine a se stesso , che  come mezzo di introspezione ed evoluzione personale.
Impadronirsi della tecnica a livello base non è difficile. Tutto nasce dalle posture di bocca, lingua, tratto vocale e labbra mentre si cantano le vocali A E I O U.
 Notai subito  che questo tipo di canto aveva una peculiarità,  provocava quasi istantaneamente sia nell’emittente che nel ricevente una modificazione dello  stato di coscienza, un’ interruzione del dialogo mentale, favorendo l’avvicinamento a quello che successivamente avrei denominato il luogo interiore... (continua...)
© 2012 Lorenzo Pierobon  - Veronica Vismara