Tratto dalla rivista "Medicina Naturale" febbraio 2011, autore Roberto Tognella
L’esigenza di partecipare a corsi di accompagnamento alla nascita è in continuo aumento tra le donne in gravidanza, come dimostra un’indagine ISTAT condotta su un campione di oltre 60mila famiglie italiane. Nel 2008 il 35% delle donne in stato interessante ha deciso di parteciparvi, dato in crescita rispetto al 30% registrato nel 2002. L’offerta di corsi di accompagnamento alla nascita è ormai ampia e copre l’intero territorio nazionale, corsi che sono perlopiù organizzati dalle stesse strutture sanitarie. Accanto a questa proposta, molti sono i percorsi, per alcuni versi complementari per altri “alternativi”, volti a soddisfare esigenze più particolari, spesso frutto di esperienze più o meno approfondite nelle discipline e terapie olistiche. Corsi di yoga in gravidanza, di meditazione, di canto carnatico, di bonding prenatale…
Musicoterapia e ipnosi ericksoniana
Un percorso integrato di musicoterapia e visualizzazione guidata per donne in gravidanza è quello pensato dal dottor Luciano Ghisoni, ginecologo esperto in diagnosi prenatale, direttore del Centro Medico Monterosa di Milano e consulente presso la Clinica Ostetrico Ginecologica Universitaria dell’Ospedale Sacco, insieme alla dottoressa Veronica Vismara, odontoiatra e trainer in programmazione neurolinguistica e esperta in ipnosi ericksoniana, e a Lorenzo Pierobonmusicoterapeuta. Un percorso che è già in fase di sperimentazione con un gruppo di future mamme presso il Centro Medico Monterosa. «Lo scopo di questo approccio multidisciplinare, che coinvolge un medico ostetrico ginecologo, un musicoterapeuta e un’esperta in ipnosi e programmazione neurolinguistica», spiega il dottor Ghisoni, «è quello di proporre alle future mamme un percorso capace di aiutarle a sviluppare un clima di armonia interiore che favorisca le relazioni con il nascituro e, nello stesso tempo, di fornire delle risorse che potranno costituire un supporto concreto nella difficile fase del parto, nel puerperio e nei primi anni di vita del bambino. Un supporto concreto che oggi le future mamme ricercano, più o meno consciamente, per colmare quella sorta di vuoto che rimane nonostante la mole impressionante di informazioni che la donna è in grado di recuperare dai libri e ancor più dal web. Informazioni alle quali la futura mamma attinge in maniera a volte ossessiva per arrivare preparata al momento del parto».
Una risposta a quel senso di vuoto della donna in gravidanza
«Una ricerca», continua Ghisoni, «che nasconde, non poi così velatamente, un atteggiamento di paura nei confronti di questo evento… Seppure “super informata”, seppure la tecnica epidurale sia in grado di offrire delle ulteriori rassicurazioni, sebbene elementi medici, tecnici, diagnostici, possano garantire risposte precise e puntuali ai molti interrogativi durante la gestazione, alla donna servono altri strumenti per nutrire quelle esigenze più profonde nel corso della gravidanza. Strumenti più consoni che permettano quella discesa nella profondità dell’essere, quello spostamento dalla mente al cuore, così importante in questo momento unico della vita. La musicoterapia, le visualizzazioni guidate – supportate dalla supervisione ginecologica, atta a garantire il corretto svolgimento della gravidanza sotto il profilo medico – possono rappresentare strumenti molto validi e questo soprattutto alla luce delle molte evidenze scientifiche che supportano queste tecniche terapeutiche e che sottolineano la loro efficacia. Efficacia sulla mamma e sul feto durante la gravidanza, ma anche successivamente – grazie all’“onda lunga” che queste tecniche possono scaturire – sul neonato e sulla donna che, in quella fase delicatissima del puerperio, può dover affrontare anche la depressione post-parto».
Creare un “rivestimento sonoro prenatale”
Che il suono abbia una valenza importante nel corso della gravidanza lo confermano lavori effettuati da illustri studiosi come il professor Tomatis o da ricercatori come Sontag e Wallace. Tomatis ci dimostra che il neonato riconosce la voce della propria madre, e solo quella, filtrata in modo da simulare l’ambiente amniotico, mentre Sontag e Wallace sottolineano come la qualità dei suoni percepiti influenzi grandemente la vita prenatale. «Il genere di musica ascoltato dalla madre in fase di gravidanza è molto importante durante la vita intrauterina perché fornisce al feto una serie di sensazioni affettive. Più questa proposta musicale sarà ampia e più il feto avrà la capacità di crearsi una sorta di “rivestimento sonoro prenatale” che diventa tutt'uno con l'ambiente nutritivo», spiega Pierobon. «D’altronde se già l’embrione è in contatto dai suoi primi istanti di sviluppo con le pulsazioni del cuore materno, con i movimenti uterini e addominali, a partire dal sesto mese, con il completo sviluppo dell’apparato uditivo, il feto sarà in grado di percepire i suoni trasmessi attraverso il liquido amniotico. Questo è confermato anche dalle esperienze del professor Rolando Benenzon, psichiatra e musicista, che riferisce del caso di una madre molto angosciata a fine gravidanza la quale si calmava ascoltando la Madame Butterfly. L'ascolto di questa opera lirica era la sola cosa che riuscisse a calmare i pianti del bimbo dopo la nascita. La stessa esperienza è stata ripetuto dal dottor Jean Feijoo con un brano di Prokofiev tratto da Pierino e il lupo su una sua paziente. La voce della madre, del padre, la musica, i rumori esterni rappresentano quindi quell’imprinting sonoro, quell’“identità sonora gestaltica”, come la definisce il professor Benenzon, che il neonato sarà in grado di riconoscere e discriminare dopo la nascita, quel continuum che lo collegheranno al mondo intrauterino».
Dall’humming all’ascolto di un brano musicale
«Il percorso di musicoterapia che proponiamo utilizza diverse esperienze sonore dall’ascolto di brani musicali , alle vocalizzazioni guidate , spontanee, improvvisate utilizzando suoni molto semplici e delicati», continua Pierobon. «Una vocalizzazione tipo l’humming, per esempio, il canto della lettera M, ha di per sé un’azione molto efficace. Questo suono ha una collocazione vibrazionale medio toracica alta e attraverso la conduzione ossea e il liquido amniotico si espande bene nell’addome. È un suono di contatto molto interessante, senzanecessariamente ricorrere a mantra conosciuti, e a volte inflazionati, come l’OM! Un fonema come molti altri che possono essere creati dalla semplice unione di consonanti e vocali per trasmettere la vibrazione o l’intenzione in una determinata parte del corpo. Parlando invece di brani musicali, la scelta non deve necessariamente cadere sul repertorio classico; ogni brano è ben accetto, anche se di musica pop, purché abbia un particolare significato per la madre.Un brano capace di porla in una condizione di pace e di benessere, una musica che può rievocare un vissuto felice, un’esperienza positiva. Quindi attraverso la musica non viene veicolata soltanto una vibrazione sonora, ma anche un’emozione, che è pur sempre una vibrazione – a livello però più sottile – un’intenzione di trasmettere al nascituro un pensiero di serenità, di pace, di tranquillità. Una volta individuato il brano, il compito sarà quello di insegnare alla futura mamma come “ancorarsi” ad esso e trasmettere le sensazioni al feto, e utilizzarlo dopo la nascita quasi fosse un kit di pronto intervento per intervenire in un momento di disagio e di sofferenza del bambino».
Ancorarsi a emozioni positive
Così come il suono, anche la parola può diventare uno strumento straordinario per trasmettere pensieri positivi al bimbo. «Nel nostro percorso, l’imprinting avviene non solo con le vocalizzazioni o l’ascolto dei brani musicali», spiega Veronica Vismara, «ma anche attraverso le parole che vengono dette, e soprattutto attraverso il pensiero che la mamma produce. L’energia psichica della madre genera emozione tanto quanto la parola. Proiettare un’immagine positiva del feto è molto importante, sviluppare la convinzione che tutto stia andando per il meglio, che il feto sia ben formato e che la natura stia compiendo al meglio il proprio corso può rappresentare un potente antidoto alla necessità continua di ricevere riscontri oggettivi attraverso l’ecografia. Durante questi incontri di visualizzazione guidata, ci serviamo dell’ipnosi ericksoniana, metodo sviluppato da Milton Erickson, psichiatra e ipnoterapeuta.Con questo metodo la visualizzazione guidata è delicata, una visualizzazione molto di processo e poco di contenuto. Si forniscono delle indicazioni verbali, alle quali le future mamme dovranno aggiungere i loro contenuti, il loro vissuto, proprio come avviene per l’ascolto di un brano musicale. L’ipnosi ericksoniana aiuta a creare quella che è una proiezione futura e ad ancorarsi ad essa. Durante gli incontri vengono proposte fantasie guidate, anche in relazione allo stadio di gravidanza, suggestioni che lo sviluppo del feto sia corretto, adeguato, che il bimbo all’interno del grembo materno sia felice. La voce, che conduce queste visualizzazioni guidate, viene quindi registrata ed è a disposizione della mamma che potrà così riascoltarla a casa ogni volta che vorrà. Questo favorisce lo sviluppo di un percorso di autorilassamento attraverso il quale la donna sarà in grado di ancorarsi allo stato positivo, indotto dalla visualizzazione guidata, e di rientrare in esso ogni volta che ne sentirà la necessità per gestire i momenti di difficoltà, anche dopo il parto, quando più intensa sara’ la sensazione di vuoto percepita. Vuoto emotivo, ma anche fisico, visto che anche la madre si è dovuta separare da quel meraviglioso grembo materno che
l’ha accompagnata per nove mesi della sua vita.
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