domenica 28 dicembre 2008

intervista a Lorenzo Pierobon seconda parte

fonte: http://www.sound36.com/











Si chiude con quest'intervista la nostra chiacchierata con Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta, che avevamo già incontrato in precedenza (vedi intervista Musicoterapia, un ponte per le emozioni).

Allora Lorenzo, hai sviluppato un metodo di lavoro tutto tuo, il Vocal Harmonics in Motion. La voce è uno strumento che ci aiuta a stare bene?
Sì, come raccontavo nel nostro precedente incontro, io nasco come cantante, per cui considero la voce un elemento imprescindibile da me. Negli anni ho poi scoperto l'importanza che ha la voce, non solo come mezzo di comunicazione o strumento musicale, ma come strumento per compiere un'indagine introspettiva dentro se stessi. Circa agli inizi degli anni '90 mi sono avvicinato alle discipline orientali dove la voce è uno strumento fondamentale per entrare in contatto con la propria dimensione spirituale attraverso la recitazione di un mantra. Decido poi, di studiare per divenire musicoterapeuta e in quest'ottica ho cercato di usare lo strumento che conosco meglio, cioè la voce, per il mio lavoro. Aggiungerei uno strumento che non costa nulla ed è anche facile da trasportare!

In pratica, in cosa consiste il tuo metodo?
Il mio metodo è appunto la summa delle mie esperienze di vita. Anni fa mi capitò di lavorare presso un'ONG (Organizzazione Non Governativa), che si occupava di costruire pozzi e scuole in dei piccoli villaggi in India. Lì per tentare di comunicare con i bambini utilizzai il canto, poiché loro non parlavano italiano e io non parlavo il loro idioma. In realtà più che cantare intonavamo le vocali e lì ho avuto la dimostrazione che, nella vocalizzazione, la lettera A è uguale in tutte le parti del Mondo e che il canto ha lo stesso effetto aggregante ovunque tu sia, è un mezzo che unisce e permette alle emozioni di fluire. In quest'ottica possiamo considerare la vocalizzazione un mezzo transverbale, i suoni emessi consentono il fluire delle emozioni determinando delle modifiche nel corpo e nella mente delle persone. Il canto vocalico sblocca le emozioni e favorisce la socializzazione. Addirittura studi clinici recenti (
"Effetti del canto in coro sulla secrezione dell'immunoglobulina A, del cortisolo e su stati emozionali" - Journal of Behavioral Medicine, 2004) hanno dimostrato come il canto stimoli la produzione di immunoglobuline da parte dell'organismo aumentando in tal modo le difese naturali. Inoltre, il canto vocalico annulla le distanze del saper cantare e avvicina le persone. Ma il percorso non era ancora completo. Nel '90 mi imbatto nel canto armonico e negli armonici superiori che diventano parte integrante del mio metodo (vedi box in fondo). Il canto armonico ha effetti sconvolgenti sul nostro organismo, è stato dimostrato che abbassa il battito cardiaco, rallenta i cicli respiratori, modifica lo stato di coscienza, ha in pratica effetti molti simili a quelli raggiunti attraverso la respirazione olotropica, utilizzata in psicologia per poter entrare intimamente a contatto con le proprie problematiche. Ultimo elemento presente nel Vocal Harmonics in Motion, è rappresentato dal movimento effettuato attraverso l'introduzione del Qi-Gong, una metodologia cinese d'educazione motoria e d'attivazione dell'energia vitale, considerata la via dell'armonia del corpo e dello spirito.

Mi vuoi raccontare in cosa consiste una seduta tipo?
Tralasciando la fase iniziale di accoglienza e di conoscenza, che passa attraverso la verbalizzazione, passiamo alla seduta vera e propria. Si inizia con una fase di riscaldamento della voce, generalmente si emettono dei vocalizzi a bocca chiusa. Questa fase solitamente ha un effetto rilassante. Poiché l'emissione dei suoni avviene con il contributo di tutto il corpo, che funziona come una "cassa di risonanza", la fase successiva sarà di riscaldamento fisico. La seduta a questo punto cambia a seconda del paziente e delle ragioni che lo hanno spinto a rivolgersi a noi. La vocalizzazione si impara sulla triade vocalica di base UOA e sull'imitazione, come avviene nelle regioni dell'Asia, dove la tradizione culturale e musicale si tramandano prevalentemente per via orale. Per ciò che riguarda il canto armonico esiste da tempo immemore, fa quindi parte del nostra patrimonio archetipico che si è affinato con il tempo. I bambini lo imparano in pochi minuti, gli adulti hanno maggiori difficoltà, soprattutto nella fase di identificazione e riconoscimento durante l'ascolto, ma sono tutte difficoltà superabili soprattutto vista la determinazione ad affrontare questo tipo di percorso che permette di risolvere diversi tipi di problematiche, dallo stress all'ansia, ma anche problemi strettamente legati alla voce, dalla difficoltà di comunicazione alle afasie.

Un'ultima domanda, occupandoci noi di musica, cosa possiamo ascoltare per farci un'idea delle cose di cui abbiamo parlato?
Consiglio vivamente le registrazioni di David Hykes, che è stato anche mio maestro. Mentre se volete saperne di più dal 2009 uscirà un libro scritto a quattro mani con la dott.ssa Veronica Vismara dal titolo: "La voce Emozionale".

Tiziana Cantarelli (21.12.08)

Che cos’è il canto armonico?
Il suono prodotto da un corpo vibrante non è mai puro, ma è costituito da un amalgama in cui al suono fondamentale se ne aggiungono altri più acuti e meno intensi: questi sono gli armonici, che hanno una importanza fondamentale nella determinazione del timbro di uno strumento e nella determinazione degli intervalli musicali.
Il canto armonico è una particolare tecnica vocale che consiste nell’emissione di una nota fondamentale contemporaneamente ad altre (armonici o overtones) che a questa si sovrappongono. Ha una tradizione antichissima che si perde nella notte dei tempi, si ritrova in moltissime civiltà e culture. Particolarmente evidenti nella tradizione tibetana e mongola tuvana dove gli armonici vocali sono preminenti e legati alle cerimonie sciamaniche.

Per approfondire l'argomento:
http:\\www.lorenzopierobon.com/
(da ascoltare)
David Hykes,
True to the times, New Albion recors, 1993
David Hykes,
Hearing the solar winds, Ocora, 1982
Michael Vetter,
Nocturne, Amiata records, 1993
Nebula,
The path of withe clouds , Stella Maris, 2003
Mariolina Zitta,
Concert for bats, Earth/ear, 2007
(da leggere)

Lorenzo Pierobon-Veronica Vismara, Suoni dell'anima l'essenza nascosta della voce, Minerva edizioniHazrat Inayat Khan, Il misticismo del suono, Edizioni Mediterranee, 1994

giovedì 20 novembre 2008

Harmonics Art Ensemble il coro armonico


il nuovo progetto di coro armonico diretto da Lorenzo Pierobon

Il principio ispiratore di questo progetto è quello di riportare all’evidenza la sacralità della voce, attraverso l’utilizzo del canto corale. In questo concerto si utilizzano le tecniche del canto armonico che permettono ad ogni singolo cantore di emettere con la voce più suoni contemporaneamente, questo crea una tessitura di voci molto particolare ed emozionante
I suoni armonici prodotti dai componenti dell’Harmonics art ensemble e degli strumenti acustici conducono in un universo interiore vasto ed unico, dove la percezione del “canto dell’Anima” può diventare un’esperienza tangibile ed intensa. Il coro Harmonics Art Ensemble esegue una performance di circa 50 minuti, nella quale si succedono suoni eterei e concreti, richiami alle sonorità della natura, risonanze che evocano la musica sacra d’oriente e d’occidente. Attraverso il canto vocalico verranno creati bordoni sonori utilizzati come fertile terreno per far nascere suoni e ed invocazioni sacre di rara suggestione. Ampio spazio verrà dedicato alle tecniche di improvvisazione e di composizione estemporanea di cui il coro si avvale per rendere ogni esecuzione totalmente unica nello sviluppo ed intonata al particolare spazio ospitante.
Nel corso della performance il coro si avvale dell’utilizzo di strumenti etnici di varia provenienza, fiati e percussioni quali: tamburi a cornice, coppe tibetane, flauti armonici, didgeridoo etc.
Oltre alla realizzazione di concerti in luoghi romiti, silenti e suggestivi come chiese, santuari, monasteri l’Ensemble può anche eseguire, a richiesta, sonorizzazione dal vivo di performances teatrali e di danza contemporanea o di letture sceniche, nonché colonne sonore dal vivo per proiezioni di diapositive e filmati.

domenica 19 ottobre 2008

"La voce, un potente mezzo di trasformazione, per la spiritualità del nuovo millennio"


ieri 18 ottobre 2008, ho tenuto un workshop nell'ambito del Forum Umanista Europeo, dal titolo
"La voce, un potente mezzo di trasformazione, per la spiritualità del nuovo millennio"
già questa mattina al mio arrivo avevo percepito una buona e sana energia, la nutrita e attenta partecipazione al workshop mi hanno confermato questa prima sensazione. Con le voci abbiamo cantato, costruito, vibrato, con le vocali abbiamo invocato e gioito.
Ma quello che ho percepito chiaramente oggi è che: "siamo in tanti e ce la possiamo fare"
tante menti, tante idee, una grande forma/pensiero focalizzata in un comune intento.
Grazie per questa opportunità.

mercoledì 1 ottobre 2008

Il canto degli antenati


Milano, 5 set. (Adnkronos Salute) - Melodie e parole unite nella mente dell'uomo primitivo. La musica farebbe parte della nostra storia fin dagli albori, anzi avrebbe costituito il primo rudimentale linguaggio. Mai abbandonata, è arrivata fino a noi entrando a far parte integrante dell'animo umano. Questa la tesi dello studioso inglese Steven Mithen, autore del libro 'Il canto degli antenati', illustrata al recente convegno organizzato dalla Fondazione Mariani a Montreal (Canada). Insomma, più che un prodotto della cultura, la musica sarebbe figlia di biologia ed evoluzione.

Secondo Mithen, è proprio l'emergere dell'Homo Sapiens a determinare la separazione di musica e linguaggio tra 200.000 e 70.000 anni fa. Prima c'era una forma di comunicazione intermedia, basata su variazioni di toni e di ritmo, una sorta di proto-linguaggio che gli antropologi non sono mai riusciti a scoprire. "E' indubbiamente una tesi affascinante, che suggerisce un legame ancora più stretto tra musica e linguaggio - commenta in una nota Luisa Lopez della Fondazione Mariani - e supporta quella parziale sovrapposizione di funzioni e circuiti neurali per processare i due stimoli, suggerita da molti studi scientifici".

Mithen ha anche assegnato un nome a questo proto-linguaggio, al 'canto degli antenati', definendolo Hmmm (Holistic Manipulative Multi Modal Musical Mimetic): una comunicazione rudimentale che in alcuni gruppi, come l'uomo di Nehanderthal, non avrebbe subito gli sviluppi necessari a diventare linguaggio, contribuendo a decretarne l'estinzione

lunedì 15 settembre 2008

Harmonics Art Ensemble: dal non-luogo alla cattedrale sonora

Giovedì 11 settembre nella chiesa di S. Maria Assunta a Canegrate (MI) si è esibito l' Harmonics Art Ensemble coro di canto armonico ed improvvisazione informale. Non sono la persona più adatta per fare il resoconto della serata visto che ho diretto personalmente la performance, ma i consensi ricevuti dagli addetti ai lavori e la calorosa risposta del pubblico, la sera stessa e il giorno successivo , mi spingono a scrivere. Ieri sera qualcosa di magico è accaduto. Il coro ha ben compreso la portata dell'evento e non ha mancato l'appuntamento. Prima del concerto la preparazione rituale : intonarsi con il gruppo, prepararsi per la prova più ardua il "divenire suono", uscire dal non-luogo. Poi il rituale della risonanza con lo spazio che ospitava l'evento (la chiesa), cercare di coglierne le vibrazioni per entrare in sintonia. Le mura hanno risposto , hanno cantato con noi. Percepire il pubblico e la sua energia, risuonare, vibrare e poi via per lasciarsi andare al flusso dei suoni, delle voci. Lunghe pause , momenti carichi di sacralità e ritualità, rispetto silenzioso, scambio continuo con il pubblico e l’ambiente, fusione di campi. Diritti verso la conquista dell’Unità. Una frase nell’ultimo libro di Oliver Sacks riassume in poche parole il modo di cantare di questo insolito “organismo vibrante”; “…...la velocità del preconscio non intralciata dalla riflessione” . Qualcuno potrebbe definirla improvvisazione, ma è molto di più. Significa lasciarsi andare, spegnere il rumore della mente e lasciare che le voci costruiscano la “cattedrale sonora” , ancora una volta lasciare che la voce abbandoni il “non-luogo” per spingersi verso i territori inesplorati della vibrazione e della coscienza. Il didgeridoo sapientemente soffiato e le percussioni dolcemente accarezzate hanno continuamente dialogato con il flusso sonoro delle voci, ora quiete ed eteree, ora concrete e imponenti. Mattone dopo mattone , nota dopo nota abbiamo costruito “la cattedrale nella cattedrale” Grazie di cuore.
Id opus est
Lorenzo Pierobon

© 2008 Lorenzo Pierobon

domenica 14 settembre 2008

Cantare fa bene

"Cantare fa bene al cuore, alla respirazione e alla mente"
di VITTORIO SABADIN CORRISPONDENTE DA LONDRA della STAMPA

C’è un’antica e dimenticata medicina che i dottori dovrebbero prescrivere ai pazienti quando compilano la ricetta: cantare due volte al giorno, magari dopo i pasti. Il canto ha proprietà terapeutiche straordinarie, non solo perché, come scriveva De Cervantes, spaventa le malattie e le fa fuggire, ma anche in quanto contribuisce ad aumentare l’autostima, il benessere e la felicità.

In Gran Bretagna ci sono 25 mila cori organizzati nelle chiese, nei quartieri e nelle cittadine di provincia: numerosi scienziati hanno cominciato a studiare per quale ragione a così tanta gente piace cantare e perché sembra così felice mentre lo fa. La conclusione è che non solo il canto favorisce l’aggregazione sociale ma fa bene al cuore, alla respirazione, all’apparato muscolare superiore, alla circolazione sanguigna e alla mente. Pazienti vittime di infarti o di disturbi cardiaci hanno confermato che cantare li ha aiutati nel recupero dalla malattia e cliniche psichiatriche hanno scoperto che fare parte di un coro aiuta in molti casi i ricoverati più dell’analisi junghiana.

«E’ una sensazione indescrivibile - dice al Guardian l’insegnante di canto Helen Astrid - si mette in moto una carica di endorfine, ci si sente rigenerati e in pace con se stessi. E’ un po’ come fare l’amore: si usano tutti i muscoli del corpo, ogni parte di te è coinvolta». In dicembre la Christ Church University di Canterbury organizzerà una conferenza per esplorare il ruolo della musica e del canto nella salute e nel benessere delle persone, e vuole arrivare a sensibilizzare lo stesso servizio sanitario nazionale per convincere i medici ad adottare il canto come terapia riconosciuta.

Il team del professor Greville Hancox ha già svolto una accurata ricerca su 12 mila persone che hanno confermato i benefici di una regolare attività in un coro. Cantare è un esercizio aerobico che, esattamente come una seduta in palestra, migliora l’efficienza del sistema cardiovascolare incoraggiando l’organismo ad assumere maggiori quantità di ossigeno. Ogni esercizio aerobico riduce lo stress, aumenta la longevità e produce una sensazione di benessere, ma cantare ha anche il vantaggio di favorire la ventilazione dell’apparato respiratorio, cosa che crea un ambiente più ostile ai batteri che vi si insediano. Erano i do di petto, più che la sciarpa, a tenere lontano Pavarotti dai raffreddori.

Il canto obbliga anche a un maggiore controllo della coordinazione, migliorando le funzioni neuronali e ha così tante ricadute positive sull’organismo che secondo il professor Hancox il sistema sanitario nazionale se ne potrebbe giovare riducendo le spese. «E’ opinione comune - osserva - che la percezione di se stessi ha una conseguenza sulla propria salute. La gente felice tende ad ammalarsi di meno. In ogni caso, i benefici del canto non sono una scoperta recente: i monaci dei conventi già lo usavano come una medicina nelle loro infermerie, e funzionava».

In molte società primitive - come quelle del Nord America, della Siberia o della Mongoli - il canto armonico era usato nelle pratiche di guarigione: cantare insieme era il più significativo momento di aggregazione sociale. Colette Hiller, direttrice di «Sing The Nation», che ha organizzato cori in ogni angolo dell’Inghilterra per celebrare la consegna della bandiera olimpica, osserva che «cantare con altre persone aiuta gli individui a connettersi fra di loro e con l’ambiente. Basta pensare ai cori negli stadi di football: servono ad avvicinare la gente e a sostenerla nei progetti».

Molte persone ritengono di essere stonate o incapaci di collegare fra di loro due note, ma tutti gli insegnanti assicurano che si tratta di un semplice blocco psicologico che può essere facilmente rimosso.

Anche nelle serate di karaoke a volte ci vuole qualche sforzo per convincere gli amici a cominciare, ma poi il problema diventa sempre come riuscire a farli smettere. «Cantare è l’attività più naturale del mondo - conferma Hancox - basterebbe farlo una volta al mese per avere una grande differenza nella nostra percezione di benessere. È un peccato che lo si faccia così poco, meno di anni fa quando era abituale ritrovarsi al pub attorno al pianoforte».

Il governo inglese ha stanziato 52 milioni di euro per fare in modo che ogni scolaro delle elementari canti regolarmente. Ma i bambini non hanno bisogno d’incoraggiamenti e sono felici di farlo. Il problema sono gli adulti, che invece se ne vergognano. Salvo quando sono soli in auto e possono mettere a tutto volume la canzone preferita, cantandola a squarciagola. Il loro canto solitario non finirà nelle statistiche degli scienziati, ma fa bene lo stesso.