La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) da la seguente definizione di musicoterapia: è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
Uno dei principi su cui si basa il modello Benenzon è quello dell' ISO (Identità Sonora), cioè quell'insieme di energie, suoni, movimenti e silenzi che caratterizzano ogni essere umano distinguendolo da un altro.
Il presente articolo è stato scritto come riflessione dopo il corso di formazione per Magister tenutosi a Buenos Aires (pubblicato sul Libro dei magister, ediciones Al Margen, 2011, Buenos Aires), deriva da una mia personale riflessione e ricerca riguardo la possibilità di una nuova identità sonora che molto spesso emerge nelle sedute di MT non verbale
Ritornare alla routine quotidiana dopo un’esperienza
così forte è sempre molto difficile, questa volta particolarmente difficile. Molti giorni
passati insieme , condividendo, collaborando, coesistendo…. E poi ognuno di noi ritorna ad essere quell’entità unica
ed irripetibile, destinata al proprio percorso in questo mondo.
Questa esperienza
mi ha portato a riflettere e ad elaborare qualcosa di cui ho sempre
sentito la mancanza pur intuendone la presenza: l’ISO spirituale.
Da sempre durante le esperienze di musicoterapia
didattica ho avvertito quel fremito, nel suono, nel canto, nelle voci, che mi portava verso spazi alti e sottili. In
questa ultima esperienza l’ho avvertito prepotentemente e tangibilmente ed
eccomi qua a scriverne.
Ho spesso
immaginato il musicoterapeuta come uno sciamano, un sacerdote
celebrante, un ponte tra la terra e il cielo.
Ed ecco che al mio ritorno “casualmente” mi capita tra le mani un libro: “Lo
sciamanesimo” di Luciano Zambotti (ed. il mosaico)….che definisce così lo sciamano:” …è un eletto che non diventa guaritore per
sua scelta o per decisione autonoma, ma viene scelto da entità superiori che gli conferiscono il dono di guarire.
Acquisisce i suoi poteri terapeutici attraverso un lungo e difficile training
specifico, solo se possiede le qualità necessarie. Inoltre egli è anche un artista, un poeta, un
creativo; è l’attore e il regista di un dramma terapeutico, egli canta, danza,
mima lotte e battaglie contro esseri invisibili. Le sue cerimonie sono un misto
di drammatizzazioni, in cui alterna suggestioni, induzioni, metafore
terapeutiche, dipinge o scolpisce immagini geometriche variamente colorate. E’
un medico psicosomatico che cura l’ammalato nella sua globalità di corpo, mente
e spirito.”
Questa definizione mi è capitata davanti agli occhi
appena ritornato da quello che definirei, un viaggio iniziatico, ed è stato quasi immediato trovare delle
assonanze con quello che avevo appena vissuto. La vocazione al servizio, la
chiamata verso questa professione, (che poi diventa un modo di vivere la
propria esistenza) il lungo training di preparazione (la scuola, i livelli, il
magister..), l’arte, la creatività che permeano questo lavoro. E come dimenticare le danze, i canti , la
teatralità che appaiono in ogni seduta a cui ho assistito o che mi è capitato
di condurre, le immagini geometriche e colorate….i totem; e non ultimo il
prendersi cura di corpo, mente e spirito!!
La posizione del focolare richiama la tribù, che sostiene e contiene,
innalza e celebra, canta e danza, soffre e gioisce, piange e ride,mentre il
celebrante osserva e guida l’esperienza. Il musicoterapeuta è al tempo stesso sciamano, paziente, osservatore,
curandero e curato, osservatore ed osservato. Ed ecco farsi strada una possibilità: l’ISO spirituale.
Da
dove scaturisce e dove si forma questo insieme di energie? Posso solo fare
delle ipotesi, ed immaginare che si vada formando dall’interazione dell’iso
universale, che fornisce la scintilla di spiritualità di cui è intriso ogni
essere umano (che lo riconosca o meno); l’iso gestaltico che apporta le energie
dal concepimento ai primi istanti di vita, contribuendo a rinforzare il mistero
della relazione madre/feto, e per ultimo
dall’apporto dell’iso culturale (che rafforzerei con la definizione di iso geografico,
il quale aggiunge le caratteristiche di provenienza geografica peculiari di quell’individuo).
Penso che questi tre Iso siano le fonti principali a
cui attinge questa energia spirituale per rinforzarsi, nutrirsi e consolidarsi, ma penso altresì che sia
un’energia innata in ogni essere umano un corredo “genetico” con il quale
veniamo al mondo.
Ma a mio avviso il totem, in molte occasioni ,
rappresenta il contatto tra terra e cielo la connessione tra terreno e divino,
la ricerca di un contatto…forse perduto.
Molto spesso nelle sedute
emergono richieste non-verbali che si spingono in questa direzione, sempre più
spesso nelle nuove terapie o forme di cura si fa riferimento alla trinità
inscindibile di corpo-mente-spirito, e mi sembra che il modello contempli
questa possibilità; non solo come ulteriore arricchimento del modello teorico,
ma come reale esigenza di pazienti e musico terapeuti (e osservatori nel caso
della MT didattica).
La regressione, altro pilastro su cui si fonda il modello, è frequentemente
presente nelle nostre sedute, ma con la regressione spesso appaiono anche
fenomeni di trance di uno o più pazienti o del musicoterapeuta stesso, la
stessa trance che nelle culture tribali è utilizzata dal celebrante per
contattare lo spirito degli antenati, l’animale totem , le energie della
natura.
Ho viaggiato a lungo in molti paesi dell’oriente e
dell’occidente, ed ho incontrato spesso guaritori, sciamani, stregoni, alcune
volte mi sono fermato presso di loro cercando
di osservare e di studiare le loro
tecniche, ed ogni volta ho notato sorprendenti similitudini con il nostro
modello musicoterapico.
La respirazione ad esempio è molto importante , è
suono e allo stesso tempo è connessione
alla vita, è ricambio energetico. Le pratiche respiratorie sono spesso presenti
in queste cerimonie, ed ecco che il musicoterapeuta all’inizio della seduta ha
come regola di effettuare la respirazione profonda che lo aiuta a riconoscersi,
ma anche a calmarsi, a fare spazio nella mente a prepararsi al silenzio. Lo
sciamano è educato al silenzio, nell’osservazione dell’attesa.
Questa riflessione sull’iso spirituale che così
spesso ho percepito nel mio lavoro di musicoterapeuta è una personale esigenza
dettata dal mio percorso di crescita e di esplorazione, l’iso spirituale
prescinde e trascende ogni tipo di
religione , è pura essenza e patrimonio dell’essere umano che cerca
continuamente il contatto perduto con il divino.
© 2011 Lorenzo Pierobon
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