Il canto modifica il cervello: dagli uccelli all'uomo
di Cristiana PulcinelliImparando a cantare, gli uccelli modificano la struttura del proprio cervello. E’ quanto emerge da uno studio condotto sui fringuelli da alcuni ricercatori della Duke University di Durham (Stati Uniti) pubblicata sull’ultimo numero di Nature. In particolare i ricercatori hanno studiato alcuni giovani uccelli canori che avevano ascoltato per la prima volta il canto di un uccello adulto. Analizzando con le tecniche di imaging la regione corticale del cervello legata alle abilità canore, si è visto che mentre apprendevano a cantare, avvenivano alcuni cambiamenti strutturali nelle spine dendritiche, le proiezioni delle cellule nervose dove avvengono le connessioni sinaptiche tra le cellule nervose stesse. Nelle prime 24 ore di apprendimento del canto, le spine dendritiche dei giovani fringuelli sono diventate più lunghe e più stabili. “Ci aspettavamo di vedere la costruzione di nuove spine e la perdita di quelle vecchie - ha dichiarato Richard Mooney, neurobiologo e coautore dello studio - invece ascoltare il canto di un adulto ha rapidamente stabilizzato le sinapsi in precedenza dinamiche”. I ricercatori hanno anche osservato un aumento dell’attività sinaptica.Studi precedenti avevano fatto pensare a una correlazione tra cambiamenti strutturali nel cervello e l’esperienza sensoriale, ma non si sapeva se questi stessi cambiamenti accompagnassero anche l’apprendimento, come invece sembra dimostrare questa nuova ricerca.Come suggeriscono gli autori della ricerca, questi risultati si potrebbero estendere all’essere umano ed aprire nuove strade alla medicina. La speranza, dicono, è quella di aiutare le persone a riacquistare la funzione del linguaggio dopo un evento traumatico come un ictus o con i nervi uditivi danneggiati. Del resto, una nuova ricerca, presentata al convegno dell’American Association for the advancement of Science che si sta svolgendo a San Diego, mostra che grazie al canto le persone che hanno subito un ictus possono riacquistare la parola. Le aree del cervello coinvolte nel linguaggio sono infatti altre rispetto a quelle coinvolte nel canto. Se le prime sono state daneggiate, i pazienti possono imparare ad utilizzare al loro posto le aree del canto.
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di Cristiana Pulcinellifonte unità.it
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